Non è stato l’anno peggiore, ma sicuramente è stato un altro anno drammatico per i cronisti impegnati sui fronti del mondo. Novantuno vittime, un bilancio pesante anche per la follia della strage di Mindanao, nelle Filippine (32 morti). Subito dopo il Paese più pericoloso per i testimoni è risultato il Messico con 12 morti: una situazione di grande crisi per la stampa locale che ha fatto 63 vittime negli ultimi dieci anni. Poi: Somalia 9 morti, Pakistan 7, Russia 5 (ad aumentare un bilancio allucinante, 300 giornalisti morti o spariti da quando è caduta l’Unione Sovietica). E ancora 3 vittime in Afghanistan, Honduras e Iraq (267 morti dall’inizio della seconda guerra del golfo), 2 in Iran e Birmania. Si calcola in circa 700 morti addirittura il bilancio degli ultimi dieci anni, così suddivisi: 2009 91 – 2008 67 – 2007 100 – 2006 107 – 2005 69 – 2004 89 – 2003 64 – 2002 19 – 2001 37 – 2000 62 – 1999 36.
Non solo uccisi, ma anche rapiti, aggrediti, minacciati, imprigionati. Attualmente sono dietro le sbarre nel mondo 287 operatori dell’informazione: 169 giornalisti, 10 assistenti, 108 internauti. Il Paese peggiore resta la Cina con 95 arrestati, seguita da Iran 37, Eritrea 29, Cuba 25, Vietnam 17, Burma 13 e Uzbekistan 10.
Tra le tante morti che ogni anno il mondo del lavoro conta, quelle che riguardano i giornalisti mi sembrano quelle meno comprese.Ho come l’impressione che molti pensino: “In fondo se l’è cercata…poteva essere più prudente e non voler a tutti i costi andare a cacciare il naso dove non doveva, poteva starsene tranquillo in redazione e non andare in prima linea…”
Ma qualcuno pensa mai che i cronisti sono di fatto sbattuti letteralmente al fronte (come è successo ad esempio nella guerra trra Iran e Iraq, ma non solo) o che escono coi nostri soldati impegnati nelle missioni proprio per far conoscere a noi come operano?Vero è che in certe situazioni qualcuno ha commesso delle imprudenze che gli/le sono state fatali, o è stato tradito da intermediari e informatori, o ha scoperto qualcosa che non avrebbe mai dovuto scoprire…Altri, invece, sono caduti proprio perché non hanno voluto farsi imbavagliare, altri ancora pagano con la prigionia e le botte la loro vocazione a raccontare quel succede nel loro Paese.
Nel fare la conta dei morti, imprigionati o rapiti, mi chiedo dove termini la concezione di “mestiere” e dove inizi quella di “missione”…..
gran parte delle vittime poi sacrificano la propria vita per far conoscere al mondo il dramma del proprio Paese
Ho sempre sulla mia scrivania, un vecchio volume dell’anno 1879; pagine ricche d’ incisioni piene di fascino, articoli, scritti da uomini che hanno dedicato la loro vita, per donarci notizie di paesi lontani. Il volume è “La Valigia” le pagine ormai sono ingiallite, ma ogni volta che lo apro lo accarezzo, come per ringraziare gli uomini che hanno portato con tanto sacrificio spicchi di terra a me è sconosciuta grazie a loro oggi posso vedere e sapere.