Raffaele Ciriello, dieci anni fa

Il 13 marzo 2002, colpito da una raffica proveniente da un carro armato israeliano, moriva a Ramallah il reporter italiano Raffaele Ciriello, noto fotografo di guerra, mentre stava documentando un rastrellamento dell’esercito israeliano nei Territori occupati palestinesi. La consulenza medico-legale poi disposta in Italia sul corpo di Ciriello avrebbe evidenziato che il reporter era stato colpito da cinque proiettili cal. 7.62 Nato che avevano provocato lesioni al fegato, alla milza, allo stomaco, all’intestino e fratture multiple al bacino. La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, che aveva intrapreso il relativo procedimento penale per acclarare i fatti ed individuare gli autori del crimine, ricostruiva così l’omicidio in base al video girato dallo stesso Ciriello mentre subiva i colpi mortali.  (…) L’11 settembre del 2003, la Procura della Repubblica a Milano, dopo aver sottolineato le circostanze rilevanti del delitto commesso ai danni del fotografo italiano, vista la reticenza del governo israeliano e la necessità che i fatti venissero comunque sottoposti ad una autorità indipendente (diversa dall’esercito israeliano e dal suo governo, che del primo era stato semplice portavoce) era quindi costretta a richiedere l’archiviazione del procedimento per essere rimasti ignoti gli autori del crimine e a trasmettere gli atti al governo per ottenere l’instaurazione di un procedimento penale all’estero. (…) Da allora, il silenzio. Pipistro tutto l’articolo

Esattamente dieci anni fa, il 13 marzo del 2002, moriva a Ramallah, in Cisgiordania, il fotoreporter Raffaele Ciriello, ucciso dal piombo israeliano mentre stava facendo solo il suo lavoro. A parte la famiglia e qualche amico, temo che nessun altro troverà il tempo, la pazienza e la voglia di ricordarlo, oggi. Perché Lello era un free-lance e non aveva alle spalle né una testata né una redazione né tanto meno i nostri Organi di categoria. Per questo non c’è stata all’epoca nessuna inchiesta giornalistica sulla sua morte, né una Commissione d’indagine parlamentare; e la notizia della sua morte è durata lo spazio un giorno, forse due. E per questo oggi non c’è un Premio a lui dedicato, né una Fondazione o un’Associazione che ne preservi il ricordo, com’è accaduto invece ad altri colleghi più fortunati. Lello deve accontentarsi di stare nella lista dei giornalisti italiani morti nell’esercizio della professione, con l’ulteriore beffa che la tessera dell’Ordine dei Giornalisti gli è stata data da morto, per un atto di pietas e non perché gli fosse stato riconosciuto un diritto acquisito, dopo quindici anni spesi a scarpinare su e giù per il mondo, coprendo per le principali testate italiani le guerre e le crisi internazionali più importanti. Amedeo Ricucci segue

Il 13 marzo 2002 Raffaele Ciriello fotografo, amico e compagno di viaggi cadeva a Ramallah ucciso da una sventagliata di mitragliatrice mentre raccontava il conflitto israeliano palestinese. Sabato 17 marzo lo ricordiamo a Codogno (ore 17) raccontando la sua passione, i suoi viaggi e le sue fotografie.  Gian Micalessin

“Correte, hanno sparato a un giornalista”

5 risposte a "Raffaele Ciriello, dieci anni fa"

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  2. Solo chi lo amava lo ricorderà per sempre, solo chi apprezza e capisce quanto sia pericoloso questo lavoro lo ricorderà… quanto sia grande il loro amore per il lavoro che svolgono che serve alla massa per conoscere più di quello che ci viene propinato, che troppo spesso è solamente la minima parte e non sempre la verità.

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